Spegnete quelle luci!
Come rendere più piacevoli le nostre città
Le riflessioni che mi accingo a fare sono state stimolate da una doppia visita, fatta a distanza di tempo, della città di Bologna, e da qualcos'altro che dirò più avanti. Non ha importanza che, tra la prima e la seconda visita nella città emiliana, sia cambiata l'amministrazione comunale, giacché per amministrare bene una città non occorre un particolare colore della casacca, ma solamente una buona disposizione d'animo e discreta cultura, come hanno dimostrato due sindaci di valore, Antonio Bassolino a Napoli, e Paolo Agostinacchio a Foggia, i quali hanno saputo amministrare bene la propria città, pur guardandola da versanti diversi, se non opposti.
Allora, andiamo adesso alle luci. Durante la prima visita a Bologna, passeggiando per piazza Maggiore, ho pensato che, con quel buio così esteso, chiunque avrebbe potuto essere scippato in mezzo alla folla senza poter riferire le sembianze del ladro; e dopo un poco mi sono ritrovato a bestemmiare (col pensiero, s'intende) giacché su quella piazza potevo rimetterci le penne, anzi no, le ossa, avendo inciampato su una sporgenza del selciato, naturalmente per niente visibile. La seconda visita, invece, mi ha donato uno scenario davvero pregevole di quella piazza, con luci soffuse ed indirette, capaci di illuminare i punti più belli del Palazzo Comunale e la prigione dorata che tenne rinchiuso re Enzo, ma senza nascondere alla vista l'estesa pavimentazione e gli angoli e le scalinate su cui passano i piedi degli uomini (e delle donne, naturalmente).
Illuminare senza darlo a vedere, potrebbe essere questa la giusta via. Infatti, io non sono particolarmente amante del buio, anche perché ci aspetta un'eternità totalmente caliginosa; perciò, visto che siamo nel mondo della luce e non ancora dentro l'urlo delle tenebre, godiamocelo alla grande questo mondo, perdinci! Così anche io vorrei palazzi, piazze e vie bene illuminati. Ma c'è in tutto questo un rischio. Il rischio è che qualche solerte amministratore, per ben evidenziare la propria opera (l'illuminazione pubblica), molto più di quelle degli architetti e degli artisti, sia portato a strafare e pertanto trasformi in sarabanda elettorale un meritorio intervento di valorizzazione. E così qualche monumento può sembrare che dica: "Guarda che sono qui, guarda come sono bello!".
Discorso a parte merita l'area ex EniChem, una vera città alle porte della nostra città. Ma, avrete senz'altro capito che non parlerò questa volta dell'inquinamento del mare, dell'aria, del suolo e del sottosuolo, né dirò ancora una volta delle gravi responsabilità, che con sé porteranno per tutta la vita i responsabili di quello scempio, che ha rovinato forse per sempre la nostra città; parlerò invece di un inquinamento altrettanto determinante e pernicioso, che è l'abnorme diffusione di luce.
Non è nemmeno importante sapere se parte dell'elettricità viene fornita dall'Enel e quanto costa in fumi e veleni la produzione di tutta l'energia spesa per far sembrare il nostro insediamento "a perdere" un enorme Luna Park. Però, occorre dire, questo sì, che quell'area, così discutibilmente attrezzata, non è Disneyland ed anche che, certamente, tutto quel bagliore disperso nell'atmosfera determina un tale sconvolgimento dell'equilibrio ambientale da costringere gli uccelli, innanzitutto, e tutta la fauna, sia diurna che notturna, a ritrovarsi confusa, anche di notte, nella luce di mezzogiorno, senza essere più capace di orientarsi nell'alternanza dei propri turni di attività e riposo, legati al ritmo biopulsionale determinato dal rapporto giorno-notte.
E, per finire, debbo dire un "bravi" convinto agli amministratori di Manfredonia, che hanno finalmente messo termine ad una vergogna durata alcuni decenni, dotando Siponto di un'illuminazione tante volte inutilmente reclamata, dai cittadini residenti e dai proprietari di ville. Io stesso me ne sono diverse volte occupato, quando ero presidente della Circoscrizione "Di Vittorio- Siponto", ma con risultati davvero deludenti. Ho perfino ascoltato a volte, da qualche amministratore poco sensibile, l'insulso riferimento dispregiativo ad "interesse dei soli foggiani con le seconde case."
Vedere adesso Siponto finalmente illuminata quasi in ogni suo punto non può farci che piacere. Mi chiedo però: a quale costo?
Dico questo giacché anche qui, probabilmente, c'è stata un'eccessiva enfasi, dopo decenni di insopportabile buio, e la nuova illuminazione risente molto di un chiaro, o sospetto, intento pubblicitario. "Avete visto che alla fine ve l'abbiamo messa?"
Ma questa domanda senza risposta non mi dispiacerebbe molto. E' perfino legittimo, non solo comprensibile, che il merito vada riconosciuto almeno in campo amministrativo, dove l'amministratore si adopera tanto, nello scetticismo generale, e quando riesce a portare in porto un buon risultato per la propria città è giusto che ne tragga un merito e, perché no?, un consenso, spendibile senza scandalo per la carriera futura. Ma per fare questo non c'è bisogno d'urlare o, nel nostro caso, di accecare i poveri cittadini.
Mentre, in effetti, è proprio quello che è avvenuto alla nostra Siponto, che io amo molto, specie durante la primavera, quando la natura si risveglia con mille sospiri colorati, e all'affacciarsi dell'autunno, quando la confusione estiva cede il passo ad un ritmo più pacato e sereno, che aiuta la riflessione. Per questo motivo ho sempre avuto l'abitudine di frequentare il nostro borgo. E sono stato preso da un vero sbalordimento, seguito ad un fastidiosissimo accecamento, alla vista degli enormi lampioni così eccessivamente luminosi.
Ma non è proprio il caso di esagerare, via non esageriamo proprio! Passato il primo momento di comprensibile pubblicità, sicuramente l'amministrazione comunale penserà ad addolcire la strabiliante illuminazione, solo abbassando la potenza dei lumen o sostituendo le bianchissime lampade dal colore innaturale, con più confortevoli lampadine giallognole, al fine di restituire finalmente alla nostra bellissima borgata i colori tenui delle piacevoli passeggiate ed i contorni dorati, il giusto risposo alla nostra vista.
Ai poveri uccelletti la tranquillità della notte.